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Autenticità
Autenticità

Autenticità

Durante la fine di questo ultimo anno ho avuto modo di sperimentare questa famosa quarantena. Lo ammetto, inizialmente mi si è bloccato tutto. Al di là del sapere da dove avevo preso questo maledetto virus, il mio primo pensiero è stato: – chi ho visto negli ultimi giorni? Come posso sopravvivere in casa 10 giorni con il marito ed un bambino di 18 mesi?
Premetto che non sono una persona particolarmente polemica, anzi direi che le discussioni che non portano a nulla, le evito come la peste. Non starò quindi qui a dire cosa ne penso del virus, del vaccino e di tutto ciò che ci gira attorno. Credo che se ne senta parlare già abbastanza. Ora, tornando alle prime cose che mi sono venute in mente, molti penseranno che forse sono stati pensieri un po’ egoistici. Ma come detto, non voglio aprire discussioni inutili.

Quello che ho pensato in quel momento non va certo a voler sminuire l’enorme pressione a cui é sottoposto il settore sanitario. È stato semplicemente ciò che la mia mente ha generato a seguito di una notizia shock

quindi, dopo aver seguito la dovuta prassi di contact tracing, ho veramente iniziato a pensare come organizzare i 10 giorni a casa. La risposta? Non li ho organizzati! È stato come avere una centrifuga nella testa per 10 lunghi giorni. La routine (chiamiamola anche santa routine) che ho tanto odiato negli anni, perché per me era sinonimo di monotonia, era l’unica cosa che veramente mi mancava. Nella routine hai degli scomparti, hai dei tempi definiti, hai degli obiettivi giornalieri, quando tutto questo viene a mancare, ti rimane solo il suono assordante e costante dei tuoi pensieri….e credetemi se vi dico che al 7°giorno mi sono ritrovata a sbattere la testa contro il muro dalla disperazione.

Non siamo abituati ad avere tempo e soprattutto a dedicarci tempo.

Ritrovarci 24h su 24h con mio marito non è stato facile. Due teste che elaborano in modo totalmente diverso ciò che sta accadendo. Io che devo buttare fuori tutta l’energia che accumulo e quindi ogni attività era buona per scaricarmi. Sport in casa, pulizie, cucinare… Insomma non stavo ferma un attimo. Dall’altra una persona apatica. L’esatto mio opposto, il suo regno era il divano. Ma dopo tutto ognuno ha il suo modo di reagire alle situazioni e se a me sembrava un pazzo a starsene sul divano, a lui probabilmente sembravo una pazza che girava per casa aspettando che mi si scaricassero le batterie. Forse il sapere che dovevamo passare molti giorni insieme ci ha aiutati anche ad avere maggiore pazienza l’uno con l’altra. Credo si discuta molto meno per una questione di sopravvivenza mentale. Ma cosa c’entra tutto questo con l’autenticità? Bè visto che ho avuto tempo per riflettere, ho iniziato a pensare al significato che questa parola aveva per me.

Inizialmente l’ho associata alla coerenza, ma ammetto che in me questa parola non ha mai trovato molto spazio…. poi l’illuminazione! Timidamente si fa largo tra i miei pensieri un concetto che si adatta alla mia persona.

Si può essere autentici verso ciò che si prova, autentici nei confronti delle proprie emozioni. Riconoscere le emozioni e rispettarle per ciò che sono ed il motivo per cui si sono create. Ok, forse il concetto scritto così non ha molto senso. Quello che intendo dire è che dopo anni in cui ho sempre cercato di mitigare le emozioni, forse adesso è giunto il momento di accettarle e viverle. Ammetto che quando ho fatto questa riflessione un po’ mi sono spaventata.. Ma quindi negli ultimi anni le decisioni e le strade che ho preso le ho seguite basandomi su che cosa? In realtà nonostante questo mio nascondere le emozioni, l’istinto l’ho sempre seguito, quindi il percorso che ho fatto l’ho scelto volontariamente è senza troppi condizionamenti. Quello però che ho deciso di fare, e che soprattutto mi sono sentita pronta a fare. È stato accogliere le emozioni. Durante la quarantena ho vissuto un fiume di emozioni ed inizialmente cercare di dare un senso ed una direzione a tutto ciò che stavo provando non è stato facile. Ma sapete cosa mi è servito fare? Ho iniziato a farle fluire, senza giudicare, senza l’ansia di pensare da cosa arrivassero e senza cercare di pianificarle, seguendo il loro flow. Un emozione non è identificabile con il tatto o con la vista, muta di continuo e personalmente la immagino come un onda di colori in continuo movimento. Quindi come si può controllare qualcosa che è incostante e senza basi logiche? Non si può! Credo che la cosa più difficile sia non dare un giudizio ad ogni emozione. Come possiamo giudicare qualcosa che si basa sul l’istinto e su un tempo di reazione che si aggira al centesimo di secondo? L’emozione non è premeditata, non posso decidere quando e come provarla e soprattutto in che intensità. Quindi perché mai dovrei mettermi a giudicarla? Mi conviene viverla e lasciare le riflessioni e le conclusioni in un secondo momento. Quindi… Cosa è per me l’autenticità?

Riconoscere, accogliere e vivere ogni emozione per quella che é, senza paura di ciò che potrebbe accadere…